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Archive for novembre 2016

c74cd43075a62adcba49d99fa3bfefb8Oggi tutto mi fa male

e mi ritraggo,

rinnego per la vita che resta

appesa ad un ramo sul crepaccio.

Rinnego per la morte che pernotta

al centro di un avverbio negativo.

Se tutto può essere

tutto è possibile.

Possibile persino io con le mie parole,

la mia nausea, la mia ferita,

la mia bugia.

Irrimediabilmente

alla fine posso dirvi

che sola la verità è impossibile.

(Violeta Luna)

 

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“Ho un cuore…”

899977053_50Ho un cuore

una volta per lo meno l’ho avuto.

Il mio cuore trema

per qualsiasi cosa.

Qualsiasi cosa lo fa tremare,

una goccia di pioggia basta,

una debole brezza.

Questo cuore è

come una spianata,

come il deserto

Conciato dal sole.

Ah, fino a dove

le parole mi porteranno.

I miei pensieri sono stati

totalmente sbagliati.

Questo cuore

andava in un posto,

io in un altro.

(Malú Urriola)

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f1Spero di riuscire a guarire da te uno di questi giorni.
Devo smettere di fumarti, di berti, di pensarti.
È possibile. Seguendo le prescrizioni della morale di turno. Mi prescrivo tempo, astinenza, solitudine.

Ti va bene se ti amo solo una settimana?
Non è molto né poco, è abbastanza.
In una settimana si possono riunire
tutte le parole d’amore che sono state dette sulla terra
e gli si può dare fuoco.

Ti scalderò
con quel falò dell’amore bruciato. E anche il silenzio.
Perché le parole d’amore più belle si trovano
tra le persone che non si dicono niente.

Bisogna bruciare anche quell’altro linguaggio laterale
e sovversivo di chi ama. ( Tu sai come ti dico
che ti amo quando ti dico: «Che caldo che fa»,
«Dammi l’acqua», «Sai guidare?», «Si è fatta notte»…Tra
le persone, in mezzo alla tua famiglia e alla mia, ti ho detto «Si è fatto tardi»,
e tu sapevi che ti dicevo «Ti amo»).

Un’altra settimana per mettere insieme tutto l’amore
del tempo. Per dartelo. Perché tu ne faccia quello che vuoi: conservarlo, accarezzarlo, buttarlo nell’immondizia.

Non serve, è vero. Voglio solo una settimana per capire le cose. Perché tutto questo è molto simile a uscire da un manicomio per entrare in un cimitero.

(Jaime Sabines)

 

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Potremmo dire goffa,

forse assonnata,

sempre occupata

in compiti minori.

La mia sinistra

rivela pensierosa

quello che non ricordo,

quello che si è perduto,

il tratto sempre vago

di sogni discendenti,

imprevisti.

A volte, quasi cercassi

di rintracciare nell’atteso

uno splendore nuovo,

le assegno dei compiti

che non assolverà,

le chiedo che utilizzi

gli strumenti

che non potrà impiegare,

una matita, un ago.

E non mi sorprendono

le sue linee oblique e smarrite

né il sangue

che macchia il ricamo:

io come lei

sono offuscata dagli errori,

preda della goffaggine,

e cerco le certezze

in un linguaggio improbabile,

nel volo di un uccello,

in una pietra.

E contro l’arroganza della destra,

di notte ho il desiderio

di coprire gli errori

di questa prigioniera di sé stessa.

È lei che mi protegge dall’eccesso,

conosce quell’abisso che mi aspetta

e tesse silenziosa

la trama costante della mia ombra.

(Blanca Luz Pulido)

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 :

Ho una indigestione di ricordi

ti traspiro

gocciolo

la mia ragione è caduta sul letto

vinta

pensare che eri passato

e come pesi

Da allora

non c’è parola 

che non abbia il tuo nome

anche se nessuno lo sa

poi di fatto 

l’amore

riflette il tuo volto

su qualsiasi corpo

Indigestione di ricordi

niente la calma

questa acidità di te

(Georgina Ramìrez)

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