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Archive for aprile 2015

125

Ho avuto anch’io abbastanza punti ciechi

nella mia esperienza

da rendermi conto che,

anche se può essere facile

sgomberare le macerie della propria vita,

è molto più difficile smettere

di toccarsi le cicatrici.

(Peter Orner)

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87

Tempo, spazio, necessità,

sorte, fortuna, casi.
Trappole tutte della vita.

Volete essere? C’è questo.

In astratto non si è.

Bisogna che s’ intrappoli l’essere in una forma

e per alcun tempo si finisca in essa,

qua o là, così o così.

E ogni cosa, finché dura

porta con sè la pena della sua forma, 

la pena d’esser così

e di non poter più essere altrimenti.

(Luigi Pirandello)

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tootired

Tu sei stanca,
(Credo)
Dell’eterno puzzle di vivere e agire;
Anch’io.

Vieni con me,
allora,
E andiamocene molto lontano —
(Io e te soli, capito!)

Hai giocato,
(Credo)
E hai rotto i tuoi giocattoli più cari,
E ora sei un po’ stanca;
Stanca di cose che si rompono —
Solo stanca.
Anch’io.

Ma vengo con un sogno negli occhi stasera,
E busso con una rosa alla porta del tuo cuore disperato —
Aprimi!
Ti mostrerò luoghi che Nessuno conosce
E, se vuoi,
I posti perfetti per dormire.

Ah, vieni con me!

Soffierò quella bolla meravigliosa, la luna,
Che galleggia sempre e un giorno
Ti canterò la canzone giacinto
Delle stelle probabili;

Mi avventurerò per le tranquille steppe del sogno,
Fino a trovare l’Unico Fiore,
che serba (credo) il tuo piccolo fiore
Quando la luna sorge dal mare.

(Edward Estlin  Cummings)

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Io sono la periferia di una città inesistente,

la chiosa prolissa di un libro non scritto.

Non sono nessuno, nessuno.

Non so sentire, non so pensare,

non so volere.

Sono una figura di un romanzo

ancora da scrivere,

che passa aerea e sfaldata

senza aver avuto una realtà,

fra i sogni di chi

non ha saputo completarmi.

(Fernando Pessoa)

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Ho paura, e non so di che:

non di quello che mi viene incontro, no,

perché in quello spero e confido.

Del tempo ho paura,

del tempo che fugge così in fretta.

Fugge? No, non fugge, e nemmeno vola:

scivola, dilaga, scompare, come la rena

che dal pugno chiuso filtra giù attraverso le dita,

e non lascia sul palmo che un senso spiacevole di vuoto.

Ma, come della rena restano,

nelle rughe della pelle dei granelli sparsi,

così anche del tempo che passa

resta a noi la traccia.

Forse è perché quella rimasta in me

è quasi completamente lieta,

forse perché, se pure alcunché di doloroso o di violento

è passato nella mia vita tranquilla,

io ho vissuto intensamente,

godendo quasi delle mie stesse sofferenze,

esultante per la gioia di poter vivere dentro di me,

di sentirmi dentro,  

chiusa come in uno scrigno,

un’anima, un’anima palpitante, ridente,

nostalgica, appassionata;

è forse per questa piena di sentimenti,

per cui in una giornata soffro e godo

ciò che apparentemente si può soffrire e godere

in tutta un’esistenza,

che rimpiango il passato,

che adoro il presente,

che non desidero l’avvenire…

perchè sono contenta di essere io,

con i miei difetti e con le mie poche virtù,

perchè non so se in avvenire

potrò essere ancora così.

(Antonia Pozzi)

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Ho da fare!

sto fabbricando un modello,

di cuore interamente nuovo!

Un cuore per il futuro:

con cui sentire e amare.

Un cuore

con cui capire gli uomini

e anche in grado di dirmi

a chi

io possa liberamente

stringere la mano –

e a chi

non dovrei tenderla

mai.

(Semën Kirsanov)

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121

Quello che ami, tu lo perderai.

Di fronte alla scoperta di questa futura spoliazione,

esistono solo due comportamenti possibili:

o si decide di non legarsi agli esseri e alle cose,

allo scopo di rendere meno dolorosa l’amputazione

oppure, al contrario,

si decide di amare ancora di più gli esseri e le cose,

di mettercela tutta –

“siccome non passeremo molto tempo insieme,

ti darò in un anno

l’amore che avrei potuto darti

in tutta una vita”.

Oramai, vivrai solo consacrazioni.

I momenti che lo meriteranno

saranno coperti con un mantello di ermellino

e incoronati nella cattedrale del tuo cranio.

Le tue emozioni diventeranno le tue dinastie.

(Amélie Nothomb)

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54 (1)

Devo fabbricarmi un sorriso,

munirmene,

mettermi sotto la sua protezione,

frapporre qualcosa tra il mondo e me,

camuffare le mie ferite,

imparare insomma

a usare la maschera.

(Emil Cioran)

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Ci sono misure interrotte dagli uomini,

alveari di grazia assente,

distese in frantumi di solitudine.

Ci sono prede onnivore,

cacciatori di fame,

rigattieri del senso comune.

E poi diamanti grezzi,

cittadini diseredati.

Burqua occidentali, lame dell’est.

Giullari fatti di Viagra.

A costruire un’Italia di consumatori terminali.

Di vincenti compulsivi, al costo della dignità.

Ziu Daniele cadenza le parole.

Come avesse paura di non essere inteso.

E’ cresciuto in un paese diverso,

dai significati univoci,

in cui a riscatto corrispondeva fatica,

in cui il presente era funzionale al divenire

per la stessa ragione per cui a parola corrispondeva azione.

Oggi canta a mezza voce per non usarla tutta,

salvo offrirla intera a chi agita il tormento delle fila.

A chi canta a voce piena. E a mezza dignità

(Daniele Cossellu 79 anni. Tenores di Bitti)

http://www.gianlucavassallo.it/photomoleskine/daniele-cossellu/

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Io ormai non approvo né disapprovo nulla.

È un atteggiamento assurdo da tenere verso la vita.

Non siamo al mondo per manifestare i nostri pregiudizi morali.

Io non presto mai attenzione a ciò che la gente volgare dice,

e non interferisco mai in ciò che la gente affascinante fa.

Se una personalità mi seduce,

qualsiasi modo di espressione essa scelga,

è per me assolutamente incantevole.”

(Oscar Wilde)

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Per ribellarsi

occorrono sogni

che bruciano anche da svegli,

occorre il dolore dell’ingiustizia,

la febbre

che toglie all’uomo

la malattia della paura,

dell’avidità, del servilismo.

Per ribellarsi

bisogna saper guardare

oltre i muri,

oltre il mare,

oltre le misure del mondo.

La miseria dell’uomo

incendia la terra ovunque,

ma è un fuoco sterile,

che cancella e impoverisce.

È un fuoco che odia ciò che lo genera,

è cenere senza storia.

Saper bruciare solo ciò

da cui poi nascerà erba nuova,

ecco la vera ribellione.”

(Stefano Benni)

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Quando camminiamo fino al limite di tutta la luce che abbiamo,

e facciamo un passo nell’oscurità del non conosciuto,

dobbiamo credere che accada una di queste due cose.

Ci sarà qualcosa di solido in cui mettere il piede,

o ci verrà insegnato a volare.”

(Patrick Overton)

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