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Archive for agosto 2014

Le persone fragili hanno una fottuta voglia di essere scoperte, hanno un bisogno disperato che qualcuno si prenda la briga di conoscerle. Veramente. Di spogliarle piano dai loro timori, di un qualunque angelo rinnegato, arrivato da chissà dove che si avvicina al loro orecchio sussurrando “io ti vedo”. E capire non c’è niente di così spaventoso nell’essere visti.”

Pinocchio non c'è più

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Questo post nasce grazie ad un commento lasciato su questo blog da una persona che stimo molto.

Fumo e lacrime, un binomio indissolubile, due cose che non ti permettono di vedere con chiarezza la realtà, la intuisci, ne percepisci i contorni, ma non riesci a coglierla appieno. E secondo me non è un grosso problema.

Fumare e piangere, non si possono controllare, non ne andiamo fieri, ma fanno parte di noi, e se qualcuno ha da ridire, se qualcuno, per un motivo di cui non me ne puo’ fregare di meno, ha veramente da ridire, non so che farci, veramente.
Si piange e si fuma per le stesse cose, perche ci incazziamo, per darsi un tono, perchè siamo grandi. E fragili.
Si ecco, questo è il motivo vero. Si piange e si fuma per fragilità.

E le persone fragili non si riconoscono facilmente, non urlano, non sanno imporsi, muovono l’aria…

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45

A noi

si addice

la

paura

della

tenerezza

(Herta Müller)

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98

Non sono sicuro di averti dentro di me,

né di essere dentro di te,

e neppure di possederti replicò lui.

E in ogni caso, non è al possesso che aspiro.

Credo invece che siamo entrambi

dentro un altro essere che abbiamo creato,

e che si chiama ‘noi'”.

(tratto dal film I ponti di Madison County  

romanzo di Robert James Waller)

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 65

Lui non è uno qualunque.

Se c’è uno che non è uno qualunque

quello è lui.

Non per me.

Lui è come una seconda voce dentro di me

che mi accompagna durante la giornata.

Ha trasformato il mio monologo interiore

in un dialogo.

(Daniel Glattauer)

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Non sono più quella di ieri,

non so come sarò domani.

Ma posso dirti come sono oggi,

con i miei ieri.

(Alda Merini)

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65

Il mantello del passato

è fatto con il tessuto delle emozioni della nostra vita

e cucito con i fili enigmatici del tempo.

In genere non possiamo fare altro che

avvolgercelo attorno alle spalle

per trarne conforto,

o trascinarcelo dietro

mentre ci sforziamo

di proseguire il nostro cammino.

Ma tutto ha una causa e un senso.

Ogni vita, ogni amore, ogni azione,

ogni emozione e pensiero

hanno una ragione e un significato.

E a volte riusciamo a vederli.

A volte vediamo il passato con tale chiarezza,

e le parti che lo compongono

ci appaiono con tale limpidezza

che ogni cucitura del tempo

rivela il suo scopo,

il messaggio che contiene.

Nella vita di ognuno di noi

– poco importa che sia vissuta

nell’abbondanza o nella miseria –

nulla porta più conoscenza del fallimento,

e più chiarezza del dolore.

E nella minuscola,

preziosa saggezza che otteniamo,

quei nemici temuti e odiati

– dolore e fallimento –

hanno ragione di esistere.

(Gregory David Roberts)

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 Ho guardato la vita in faccia

e lei mi ha ricambiato lo sguardo.

Ho qualche cicatrice

di allora.

Talora le osservo e mi parlano,

mi dicono che ero lì,

che ho lasciato l’anima

nella lotta.

Che se continuo

a calpestare i marciapiedi

non è per puro caso.

(Karmelo C. Iribarren)

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r

Saper mettere un punto e andare a capo è uno dei segreti di ogni storia della vita.

Se lo ritardi la rovini, se l’anticipi, la bruci, e se lasci che sia l’altro a mettere il punto al posto tuo vuol dire che tu eri già uscito dalla storia.

Gli addii non si annunziano, si compiono, e la loro violenza è inevitabile come quando si muore, la violenza del silenzio che segue.

Gli addii camuffati da arrivederci li considero le perfidie peggiori, in realtà tagliano le gambe ad ogni possibile ritorno…

Mettere un punto non è abbassare il sipario e nemmeno cambiare copione, è semplicemente interrompere la recita e uscire di scena, non finire la battuta, osare, interromperla con un punto assurdo, scontentare il pubblico, l’impresario, perfino te stesso!

Perchè recitare il tuo ruolo ti piaceva… e come se ti piaceva!

Ma vivere tutto “come se” è un danno, lo conosco e me lo sono procurato cento volte.

Ci sono coppie immobili che per paura dell’abbandono sono avvinghiate con il filo spinato del “come se”, come se si amassero ancora…”

(Jack Folla)

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Danze macabre

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 2

Il rimpianto è un tipo di dolore molto particolare;

di fronte a esso siamo impotenti.

È come una finestra che si apre di sua iniziativa:

la stanza diventa gelida e noi non possiamo

fare altro che rabbrividire.

Ma ogni volta si apre sempre un po’ meno,

finché non arriva il giorno in cui

ci chiediamo che fine abbia fatto.

( Arthur Golden)

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423

Scrivi, ti prego.

Due righe sole, almeno,

anche se l’animo è sconvolto

e i nervi non tengono più.

Ma ogni giorno.

A denti stretti, magari delle cretinate senza senso,

ma scrivi.

Lo scrivere è una delle più ridicole e patetiche nostre illusioni.

Crediamo di fare cosa importante

tracciando delle contorte linee nere sopra la carta bianca.

Comunque, questo è il tuo mestiere,

che non ti sei scelto tu ma ti è venuto dalla sorte,

solo questa è la porta da cui,

se mai, potrai trovare scampo.

Scrivi, scrivi.

Alla fine, fra tonnellate di carta da buttare via,

una riga si potrà salvare. (Forse.)

(Dino Buzzati)

 

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1

Bisogna raccontare le cose che contano,

le cose che stanno vicine al cuore

e che commuovono.

Ma quali sono le cose che contano?

L’amore, la morte,i sogni, le ambizioni,

crescere, fare i conti con i propri limiti

e con quelli degli altri.

Anche se le cose che si scrivono

non sono successe esattamente come vengono narrate,

le storie non nascono mai dal nulla.

L’ autore deve solo mettere in moto le cose,

poi lasciare che la storia prenda vita

spontaneamente e badi da sola ai fatti tuoi.

(Raymond Carver)

 

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Ansell_Girl-Reflected

Ci sono le donne….

e poi ci sono le donne donne

E quelle non devi provare a capirle,

sarebbe una battaglia persa in partenza.

Le devi prendere e basta.

Devi prenderle e baciarle,

e non dare loro il tempo di pensare.

Devi spezzare via,

con un abbraccio che toglie il fiato,

quelle paure che ti sapranno confidare

una volta soltanto,

a bassa bassissima voce.

Perché si vergognano delle proprie debolezze e,

dopo avertele raccontate, si tormenteranno

– in un agonia lenta e silenziosa-

al pensiero che scoprendo il fianco e mostrandosi umane

e facili e bisognose per un piccolo fottutissimo attimo,

vedranno le tue spalle voltarsi ed i tuoi passi allontanarsi.

Perciò prendile e amale.

Amale vestite, e senza trucco

che a spogliarsi sono brave tutte.

Amale indifese e senza trucco,

perché non sai quanto gli occhi

di una donna possono trovare scudo

dietro un velo di mascara.

Amale addormentate, un po’ ammaccate

quando il sonno le stropiccia.

Amale sapendo che non ne hanno bisogno,

sanno bastare a se stesse.

Ma appunto per questo,

sapranno amare te come

nessuna prima di loro.

(Antonia Storace)

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