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Archive for novembre 2014

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Siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi,

romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi.

Siamo le ginestre d’oro giallo

che spiovono sui sentieri rocciosi

come grandi lampade accese.

Siamo la solitudine selvaggia,

il silenzio immenso e profondo,

lo splendore del cielo,

il bianco fiore del cisto.

Siamo il regno ininterrotto del lentisco,

delle onde che ruscellano i graniti antichi,

della rosa canina, del vento,

dell’immensità del mare.

Siamo una terra antica di lunghi silenzi,

di orizzonti ampi e puri,

di piante fosche,

di montagne bruciate dal sole

e dalla vendetta.

Noi siamo sardi.

(Grazia Deledda)

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54

Io sono io.

Sono personale,

soggettiva, intima, singolare,

confessionale.

Tutto quel che mi accade e si ripete

accade a me.

Il paesaggio che descrivo

sono io stessa.

Se vi interessano

gli uccelli, gli alberi, i fiumi,

consultate i libri degli esperti.

Io non sono un dato uccello,

un dato albero,

un dato fiume.

Io sono registrata solo

come un Sé,

Io, ovvero Io.

(Nina Cassian)

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87

Brindo alla contraddizione

alla scelta sbagliata, all’incoerenza

al mio sguardo smarrito

seduto al banco dell’assurdo

mentre vomiti l’ennesima lezione

di Sicurezza della Vita

e solo dio sa la paura

che mi fanno quelli come te

che non si perdono mai

tra le parole, per strada

negli occhi di un altro,

il bisturi è affilato

i tuoi morti sono in aula

silenziosi,

Io

cerco solo meraviglia.

(Sonia Lambertini)

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……………….Perché tutto di me ama tutto di te

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76

Io sono un nome che canta e si innamora

dall’altro lato della luna,

sono il prolungamento

del tuo sorriso e del tuo corpo.

Io sono qualcosa che cresce,

qualcosa che ride e piange.

Io,

quella che ti ama.

(Gioconda Belli)

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87

Il mio nudo è un bosco di erezioni sentimentali

una fiamma consumata da un vento fisico

e che s ‘inarca contro le pareti della mia mente.

Le parole sono legate in grossi gomitoli di caos

fili impercettibili di ossessioni strozzano la fede

perché io non prego più chimera nella notte delle notti

sebbene il fremito di piacere ne componga l’essenza.

Questo assenzio di poema

rende colpevole l’isteria diurna

in cui il vivere è supplizio

in cui il sognare è detenzione

noi siamo la maschera

che indossiamo in ogni momento.

Il mio nudo è un vortice di cieli senza nuvole

vorrei poter dare al pulviscolo l’eternità

perché lui

respiro dopo respiro

ti tocca il cuore

Eccomi scivolare d’inchiostro

ad una terra malata di silenzi

mille passi passano sopra questa ombra.

Solo il tuo universo spietato ignora la sua poesia

In un tempo che sarà

troverò tra la confusione di cose nelle stanze del capo

il nome con cui dovrò chiamarti nel piacere

e dirò a me stesso il male di un fuoco

alimentato col sangue

lo stesso oggi veleno di fiamme

nell’oltre del tuo sguardo

(Jacqueline Miu)

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65

Ti ritrovai seduta,

a ricostruirti la vita pietra su pietra,

a maledire il tuo sangue ribelle

e maledire me,

reo d’essere allo stesso tempo

il tuo male estremo…

e l’estremo rimedio.

(Marco Belsette)

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Andiamo…

ANOTHERSEA

getmedia

Vieni cuore mio, ti porto a casa..ci siamo persi un po’ io e te quando abbiamo cominciato ad andare per mare..già questo nostro Mare che rimane comunque la strada che ci invita e ci aspetta che ci fa tornare.
Quante ne abbiamo viste, quante onde altissime e quanta tempesta!…c’è stato pure calma e piatta e lì tu scalpitavi in attesa del movimento perchè senza vento tu proprio non ci sai stare..porgi il lato più freddo dove spira brezza e aspetti che si dondoli prima di non aver più voglia di credere che dopo arriva il sole.
Quanti incontri..quanti naviganti ! tutti con le loro barche..vele bianchissime aizzate verso l’azzurro cielo e poi anche qualche zattera malconcia,giusto quattro travi di legno incrociate a sfidare il tempo di una carezza per poi affondare..e poi navi scure con bandiere nere..pirati a defraudare qualche bella gioia..portarsela via ed osannare un grido di vittoria senza…

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…ogni giorno

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Il legno sembra fermo,

ma è sottoposto a pressioni interne

che lentamente lo spaccano.

La ceramica si rompe,

fa subito mostra dei suoi cocci rotti.

Il legno no,

finché può nasconde,

si lascia torturare

ma non confessa.

Io sono di legno.

(Giulia Carcasi)

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«E tu, come mi vedi?»

«Come un mistero.»

«E’ uno strano complimento.

Il più strano che abbia mai ricevuto.»

«Non è un complimento, è una minaccia.»

«Che significa?»

«I misteri vanno svelati.»

(Carlos Ruiz Zafòn)

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