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Archive for gennaio 2013

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65

Spogliata di tutti i miei mantelli

Separata da indovini maghi e dèi

Per rimanere sola davanti al silenzio

Davanti al silenzio e allo splendore della tua faccia

Ma tu sei di tutti gli assenti l’assente

Né la tua spalla mi sostiene né la tua mano mi tocca

Il mio cuore scende la scala del tempo in cui non dimori

E il tuo incontro

Sono pianure e pianure di silenzio

Scura è la notte

Scura e trasparente

Ma il tuo volto sta al di là del tempo opaco

Ed io non abito i giardini del tuo silenzio

Perché tu sei di tutti gli assenti l’assente

 

(Sophia de Mello Breyner Andresen)

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28

Interruzione, incoerenza, sorpresa

sono diventati bisogni reali per molte persone

le cui menti non sono più nutrite da

nient’altro che mutamenti repentini

e nuovi stimoli.

Non sappiamo più come mettere

a frutto la noia.

 

(Paul Valéry)

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65

Scappo dagli inganni della memoria

perché portano soltanto rughe nel mio cuore.

 

(Massimo Gramellini)

 

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138

Prendete la penna e cominciate a scrivere,

e smettetela di piagnucolare.

Prendete il pennello e, tanto per cambiare,

siate buoni con voi stessi: mettetevi a dipingere.

Ballerine, infilate un’ampia veste,

legatevi i nastri nei capelli,

alla vita o alle caviglie

e dite al corpo di muoversi: danzate.

Attrici, scrittrici, poetesse, musiciste: bando alle ciance.

Non pronunciate neanche una parola

a meno che non siate cantanti.

Chiudetevi in una stanza o in una radura sotto il cielo.

E dedicatevi alla vostra arte.

 (C. Pinkola Estès, Donne che corrono coi lupi)

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86

(…) La musica è l’estensione del silenzio, ed è anche ciò che lo precede e che ancora vi echeggia.

La musica è una via d’accesso a un altrove della parola, a quel che la parola non può dire e che il silenzio, tacendolo, dice.

Una musica senza silenzio cos’altro è, se non rumore? (…).

 

(Hélène Grimaud)

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85

E a me che importa se non mi ami.

Non hai sentito quando sei mesi,

due giorni,

quattro ore, quindici minuti

e tre secondi fa

ti ho chiesto:

Mi fai un favore, puoi tenermi il cuore

e la sciarpa,

che fra un po’ vengo a riprenderli?

Ovvio, non nego

che sei mesi, due giorni

e quattro ore fa

mi hai restituito la sciarpa.

 

(Jairo  Anibal Niño)

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  • 876

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario.

(Primo Levi)

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86 

 

La pratica dello stupro di gruppo di prigioniere da parte dei soldati era un fatto comune nei campi…
– recluso anonimo di Auschwitz –

 

 

Mi attirarono fuori dalla baracca

con promesse di cioccolata

e parole come ”Schätzchen”,

ma le altre donne sapevano,

e, ancor prima di udire i rumori là fuori,

mi chiamarono puttana dei soldati.

Anch’io sapevo,

ma la fame ha un modo tutto suo di cambiarti,

e di farti scordar chi sei.

Buffo, come vi possa essere speranza nella disperazione.

Gettarono la cioccolata per terra

e risero: ”Da friß.” La desideravo da impazzire,

ma il sapore fu di fango. ”Dreh dich rum, Judenschwein.”

Vidi enormi stivali neri, paia e paia,

e il terreno così fangoso

da far sprofondare il mio corpo.

Tirai su il mio abito da prigioniera ed allargai le gambe.

Erano così leggere e s’aprirono così facilmente

che ringraziai Dio, sapevo

che non avrei resistito.

Questo corpo non è più mio, questa fame;

finalmente, non c’è più motivo di lottare.

Mi chiedo ora se il loro desiderio di me

fosse una brama di morte:

fottere una donna calva ch’era soltanto pelle e ossa,

la cui unica salvezza era una tazza di zuppa acquosa

per cena, una fetta di pane raffermo,

e forse, se i soldati l’avessero di nuovo voluta,

questa volta, un pezzo di cioccolata vera.

 

(Stewart J. Florsheim)

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shoah

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shoah

«Quando non si riesce a dimenticare, si prova a perdonare»

Primo Levi, Da “Se questo è un uomo”

 

 

 

 

Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere quest’offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati in fondo. Più già di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. Nulla è più nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga.

 

(Primo Levi, Da “Se questo è un uomo”)

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“Anima mia”

470

Anima mia che metti le ali

e sei un bruco possente

ti fa meno male l’oblio

che questo cerchio di velo.

E se diventi farfalla

nessuno pensa più

a ciò che è stato

quando strisciavi per terra

e non volevi le ali.

 

(Alda Merini)

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