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Archive for settembre 2013

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3

Cerco un tuo segno nel rumore e nel silenzio

e, come a caccia, spio nel tempo

per vederti: sei tu il mio falco, quello che cerco?

Ti uccido? Oppure in ginocchio a pregare.

Per credere in te o per negarti

ti cerco sempre e inutilmente.

Sei il mio sogno più bello,

e non oso farti precipitare dal cielo come un masso.

Come nello specchio di una strada d’acqua

ora sembri esistere ora non esisti più;

ti ho visto fra le stelle, fra i pesci,

come il toro selvaggio quando va a bere.

Siamo soli ora nella tua grande storia

e rimango con te a combattere ancora

senza il desiderio di vincere.

Voglio toccarti e gridare: “Esiste!”

(Tudor Arghezi)

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3

Quasi con invidia leggo le opere dei miei contemporanei

su divorzi, addii, il dolore delle separazioni;

sofferenza, nuovi inizi, piccole morti;

lettere lette e bruciate, bruciare e leggere, fuoco e cultura,

ira e disperazione – magnifica materia per una poesia riuscita;

un duro giudizio, a volte una risata sarcastica di superiorità morale,

e insieme definitivo trionfo della continuità individuale.

E noi? Non ci saranno elegie, né sonetti sulla separazione,

non ci dividerà lo schermo dei versi,

non si porrà fra noi una metafora riuscita,

l’unica separazione che ora ci minaccia è il sonno,

il profondo antro del sonno la cui soglia varchiamo separati,

– e devo sempre ricordare che la tua mano,

stretta nella mia, è fatta di sogni.

(Adam Zagajewski)

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2

Quando mi guardi

i miei occhi sono chiavi,

il muro ha segreti,

il mio timore parole, poesie.

Solo tu fai della mia memoria

una viaggiatrice affascinata,

un fuoco incessante.

(Alejandra Pizarnik)

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1

Tutto mi prende la terra che mi possiede:

Il fiume d’improvviso adolescente,

La luce incespicando negli angoli,

Le sabbie ove arsi impaziente.

Tutto mi prende del medesimo triste amore

Nel sapere che la vita dura poco,

E in essa pongo la speranza e il calore

Di quanta tenerezza rimane tra le dita.

Dicono che vi sono altri cieli e altre lune

E altri occhi densi di allegria,

Ma io appartengo a queste case, a queste vie,

A questo amore grondante melanconia.

(Eugenio de Andrade)

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“Nanì”

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AP Italy Freeing Sex Slaves

Le ho viste.

Loro,

i loro volti dai lividi celati.

Loro,

gli ematomi nascosti tra le cosce,

Loro,

i loro sogni rapiti, le loro parole azzittite

Loro,

i loro sorrisi affaticati.

Le ho viste

tutte

passare nella strada

anime scalze,

che si guardano dietro,

temendo di essere seguite

dai piedi della tempesta,

ladre di luna

attraversano,

camuffate da donne normali.

Nessuno le può riconoscere

tranne quelle

che sono come loro

(Maram al Masri)

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2

Sui marciapiedi del mondo,

sotto il suo sole soffocante

o sotto i neon di una camera,

Monica, Nawal, Maya, Aïcha, Laura, Sandra e Yoko

nel freddo

e le sue ruvide carezze,

vestite della veste leggera della loro pelle,

hanno trasformato i loro corpi

in boutiques

nelle quali

fanno mercato.

Venditrici di piacere

per chi ne ha bisogno,

toccano

quelli che nessuno vuole toccare

ed offrono un istante di tenerezza

(forse)

a quelli che non ne hanno mai diritto.

Soldi …

soldi …

soldi …

in cambio

di venti o trenta minuti

nei quali

Monica, Nawal, Maya, Aicha, Laura, Sandra e Yoko

aprono le loro boutiques

e chiudono gli occhi.

(Maram al – masri)

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♫Sei le sbarre al mio silenzio 
Sei il nemico andato via 
Mille volte l’unica poesia 
Sei la cella e il prigioniero 
L’illusione che cadrà 
Mille volte l’unica realtà♫♫♫

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1 (2)

Le cicatrici servono.

Servono a ricordare che ci si può far male,

che esistono i bastardi.

Ma a volte siamo noi, l’unico “bastardo” che abbiamo davvero incontrato.

L’unico in grado di farci del male davvero.

Ci ricordano che vivere non è semplice, decidere non è semplice.

Basta giocare una carta sbagliata e può finire una partita.

Le cicatrici servono a renderci più forti e invulnerabili,

a costruire muri invalicabili fra noi e il dolore,

fra noi e il nostro cuore, fra noi e il mondo,

fra noi e le bugie, fra noi e la verità,

fra noi e la nostra anima.

Le cicatrici sono bastarde,

sanguinano all’improvviso

e ci riportano indietro nel tempo “di quel dolore”,

ma servono a farci crescere, a renderci impenetrabili ad altro dolore.

A renderci abbastanza forti da non soffrire ancora.

(Silvana Stremiz)

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diviso

L’unica ossessione che vogliono tutti:

l‘“amore”.

Cosa crede, la gente,

che basti innamorarsi per sentirsi completi?

La platonica unione delle anime?

Io la penso diversamente.

Io credo che tu sia completo prima di cominciare.

E l’amore ti spezza.

Tu sei intero, e poi ti apri in due.

 

(Philip Roth)

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1 (2)

Un vigliacco è un essere che non ha mai osato guardare nel fondo della propria anima,

che non ha mai cercato di scoprire da dove provenga il desiderio di liberare la fiera selvaggia,

di capire che cosa siano la felicità, il dolore, l’amore: sono esperienze limite dell’uomo.

E soltanto chi conosce queste frontiere può dire di conoscere la vita.

Il resto è solo un far passare il tempo, un ripetere lo stesso esercizio, invecchiare e morire senza aver realmente saputo che cosa si stava facendo.

 (Paulo Coelho)

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Qua

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1

“Ho sempre tentato.

Ho sempre fallito.”

Non discutere.

Prova ancora.

Fallisci ancora.

Fallisci meglio.

 

(Samuel Beckett)

 

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olderwoman

Sono libera di vivere dove e come voglio,

di leggere ciò che voglio,

di pensare a tutto ciò che voglio come voglio,

e di ascoltare chi voglio.

Sono libera nelle vie delle grandi città,

dove nessuno mi vede,

mentre cammino sotto la pioggia scrosciante

senza un dove né un quando,

mormorando dei versi;

sono libera nel bosco,

e sulla riva del mare

n una solitudine benedetta,

e nella musica che risuona in me,

e nella mia stanza, quando chiudo la porta.

Posso sapere tutto quello che voglio sapere

e posso dimenticare quello che non mi serve.

Posso fare qualsiasi domanda e ricevere una risposta.

Posso scegliere i miei amici.

Sono felice di aver risolto tutti i teoremi dei miei anni immaturi.

Non mi fingo mai più intelligente,

più bella, più giovane e più buona

di quanto sono per apparire diversa,

perché non ho nessun bisogno di quelle menzogne.

Vivo nell ’incredibile e indescrivibile lusso delle domande

e delle risposte del mio tempo,

che mi sono vicine e che sento come mie,

assolutamente libera di fare la mia scelta:

di amare quel che voglio e chi voglio.

(Nina Berberova)

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