Sono un refuso
di inutile poesia
consonanti raccolte
con disordine perfetto
dipingo una me stessa
che abbia qualche suono
ma come acquarello
mi dissolvo.
(Tina Alessi)
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L’uomo immaginario
vive in una dimora immaginaria
circondata da alberi immaginari
sulla riva di un fiume immaginario
Ai muri che sono immaginari
sono appesi antichi quadri immaginari
irreparabili crepe immaginarie
che rappresentano fatti immaginari
accaduti in mondi immaginari
in luoghi e tempi immaginari
Tutte le sere sere immaginarie
sale le scale immaginarie
e si affaccia al balcone immaginario
a guardare il paesaggio immaginario
che consiste in una valle immaginaria
circondata da colline immaginarie
Ombre immaginarie
vengono per il cammino immaginario
cantando canzoni immaginarie
alla morte del sole immaginario
E nelle notti di luna immaginaria
sogna la donna immaginaria
che le offrì il suo amore immaginario
torna a sentire quello stesso odore
quello stesso piacere immaginario
e torna a palpitare
il cuore dell’uomo immaginario
(Nicanor Parra)
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Ti meriti un amore
che ti voglia spettinata,
con tutto e le ragioni
che ti fanno
alzare in fretta,
con tutto e i demoni
che non ti lasciano dormire.
Ti meriti un amore
che ti faccia sentire sicura,
in grado di mangiarsi il mondo
quando cammina accanto a te,
che senta che i tuoi abbracci
sono perfetti per la sua pelle.
Ti meriti un amore
che voglia ballare con te,
che trovi il paradiso
ogni volta che
guarda nei tuoi occhi,
che non si annoi mai
di leggere le tue espressioni.
Ti meriti un amore
che ti ascolti quando canti,
che ti appoggi
quando fai la ridicola,
che rispetti il tuo essere libera,
che ti accompagni nel tuo volo,
che non abbia paura di cadere.
Ti meriti un amore
che ti spazzi via le bugie
che ti porti il sogno,
il caffè
e la poesia.
( Frida Kahlo)
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No è No
e c’è un solo modo di dirlo.
No.
Senza stupori, ne indugi,
né punti sospensivi.
No, si dice in un solo modo.
È corto, veloce, monocorde,
sobrio, conciso.
No.
Si dice una sola volta, No.
Con la medesima intonazione, No.
Un No che ha bisogno di una lunga camminata
o di una riflessione nel giardino,
non è un No.
No, ha la brevità di un secondo.
E’ un No per l’altro,
perché lo è già stato per noi stessi.
No è No, qui, e molto lontano da qui.
Dire No, è l’ultimo atto di dignità.
Il No è la fine di un libro,
senza più capitoli né seconde parti.
Il No non si dice via lettera,
non si dice con i silenzi, a bassa voce,
o urlando, o con la testa china,
o guardando da un’altra parte,
o con dei simboli ribaltati;
nemmeno con pena,
e men che meno con soddisfazione.
No è no, perché No.
Quando il No è No,
si guarda negli occhi
e il No si stacca naturalmente dalle labbra.
La voce del No non è né tremula
né vacillante, né aggressiva,
non si lascia dietro dei dubbi.
Quel No non è una negazione del passato,
è una correzione del futuro.
E solo chi sa dire No
imparerà un giorno a dire Sì.
(Hugo Finkelstein)
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Non è facile invecchiare con garbo.
Bisogna accertarsi della nuova carne, di nuova pelle,
di nuovi solchi, di nuovi nei.
Bisogna lasciarla andare via, la giovinezza, senza
mortificarla in una nuova età che non le appartiene,
occorre far la pace con il respiro più corto, con
la lentezza della rimessa in sesto dopo gli stravizi,
con le giunture, con le arterie, coi capelli bianchi all’improvviso,
che prendono il posto dei grilli per la testa.
Bisogna farsi nuovi ed amarsi in una nuova era,
reinventarsi, continuare ad essere curiosi, ridere
e spazzolarsi i denti per farli brillare come minuscole
cariche di polvere da sparo. Bisogna coltivare l’ironia,
ricordarsi di sbagliare strada, scegliere con cura gli altri umani, allontanarsi dal sé, ritornarci, cantare, maledire i guru,
canzonare i paurosi, stare nudi con fierezza.
Invecchiare come si fosse vino, profumando e facendo
godere il palato, senza abituarlo agli sbadigli.
Bisogna camminare dritti, saper portare le catene,
parlare in altre lingue, detestarsi con parsimonia.
Non è facile invecchiare, ma l’alternativa sarebbe
stata di morire ed io ho ancora tante cose da imparare.
(Cecilia Resio)
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Mi dichiaro colpevole
di sognare a voce alta
di fidarmi dell’altro
di cercare la poesia.
Mi dichiaro colpevole
di dire quello che sento
di scommettere sul sentire
di credere nel detto.
Mi dichiaro colpevole
di sentire che è possibile
piangere un’assenza
lottare un incontro.
Mi dichiaro colpevole
di vivere un altro tempo
di fidarmi di un gesto
di insistere per la verità
Mi dichiaro colpevole
Si.
Mi dichiaro colpevole.
(Araceli Mariel Arreche )
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La mia stanchezza
la mia angoscia
la mia allegria
la mia paura
la mia umiltà
le mie notti tutte
la mia nostalgia dell’anno
millenovecentotrenta
il mio senso comune
la mia ribellione.
Il mio sdegno
la mia crudeltà e la mia pena
il mio abbandono
il mio pianto
la mia agonia
la mia eredità irrinunciabile e dolorosa
la mia sofferenza
in fine
la mia povera vita.
(Idea Vilariño)
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Sembri una tutta equilibrata
ma in realtà sei emotivamente disturbata.
E poi hai questi enormi occhi,
e la cosa certe volte mi stravolge.
(Charles Bukowski)
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