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Archive for agosto 2012

 

Camminare sempre al suo fianco –

la più piccola delle due !

Mente nella sua mente,

sangue del suo sangue,

due vite – un solo essere – adesso.

Assaporare sempre il suo destino :

se dolore – la parte maggiore –

se gioia – accantonare

la mia porzione per quel caro cuore.

 

(Emily Dickinson)

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C’è abbastanza perfidia, odio,

violenza,

assurdità nell’essere umano, medio,

per fornire qualsiasi esercito in qualsiasi,

giorno.

E i migliori assassini sono

quelli che predicano contro.

E i migliori a odiare sono

Quelli che predicano amore.

E i migliori in guerra , in definitiva,

sono quelli che predicano pace.

Quelli che predicano Dio

hanno bisogno di Dio.

Quelli che predicano pace

non hanno pace.

Quelli che predicano amore

non hanno amore,

attenti ai predicatori.

Attenti ai sapienti.

Attenti a quelli che leggono

sempre libri

Attenti a quelli che o detestano la

povertà o ne sono orgogliosi.

Attenti a quelli pronti a elogiare

poiché hanno loro bisogno di

elogi in cambio.

Attenti a quelli pronti a censurare:

hanno paura di quello che non sanno.

Attenti a quelli che cercano continuamente

la folla;

da soli non sono nessuno.

 

(Charles Bukowski )

 

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Uno si costruisce grandi storie,

questo è il fatto, e può andare avanti anni a crederci,

non importa quanto pazze sono, e inverosimili,

se le porta addosso,e basta.

Si è anche felici, di cose del genere.

Felici. E potrebbero non finire mai. 7

Poi, un giorno, succede che si rompe qualcosa,

nel cuore del gran marchingegno fantastico,

tac, senza nessuna ragione,

si rompe d’improvviso e tu rimani lì,

senza capire come mai

tutta quella favolosa storia non ce l’hai più addosso,

ma davanti,

come fosse la follia di un altro,

e quell’altro sei tu.

Tac. Alle volte basta un niente.

Anche solo una domanda che affiora.

Basta quello.

 

(A.Baricco)

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Mi sembra di viaggiare

in zone rarefatte del pensiero,

dove si affina la mia disposizione a vivere

che si inebria di stili e discipline.

In un insieme irridente di parche voglie,

celebro il mio vanto i miei sensi la mia unicità.

Furono giorni di stanchezza assurda e depressiva,

di una totale mancanza di lucidità.

Quando ti chiedi in qualche letto sconosciuto,

che cosa hai fatto e perchè vivi in tanta estraneità.

Sapessi che dolore l’esistenza

che vede nero dove nero non c’è n’è.

Il fatto è che non posso più tornare indietro

che non riesco a vivere con te ne senza di te,

credimi.

Ma io vorrei essere un’aquila vedere il piano del mondo

che inclina verso di noi e le leggi che si inchinano

lanciarmi a inseguire il tuo deserto

e i poteri solenni e le porte dorate cominciare di nuovo il viaggio

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Quando morì non me ne accorsi.

Dormivo sulla sedia, le mani intrecciate alle sue,

gli occhi miei chiusi e i suoi aperti verso di me.

Quando sciolsi le dita dalle sue fui solo al mondo.

Fu la mia porzione quella donna venuta fino a me.

Edificammo contentezze,

lenticchie di festa minore ma continua.

E’ stata poco con me,

una breve durata nel corso della vita,

però è venuta.

Sono stato una persona in questo mondo

non solo per i primi dieci anni della vita,

ma anche nei sette del matrimonio.

Essere al mondo, per quello che ho potuto capire,

è quando ti è affidata una persona

e tu ne sei responsabile

e allo stesso tempo tu sei affidato a quella persona

ed essa è responsabile per te.

Sette anni non furono pochi.

Anche se fossero stati la metà o la metà ancora,

non sarebbe stato poco.

Non ci si può lamentare della brevità, non è giusto,

ma della lunghezza sì.

Ho avuto imbarazzo a vivere ancora.

Non provo dolore nel vedere il cielo

qualche volta uguale

a quello di un agosto

passato insieme in vacanza,

però arrosisco di poterlo guardare,

di essere rimasto.

Di questo per me si tratta,

di essere il resto di alcune persone,

delle loro sottrazioni.

 

(Erri De Luca “Non ora, non qui“ )

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Vi sono suicidi invisibili.

Si rimane in vita per pura diplomazia,

si beve , si mangia, si cammina.

Gli altri ci cascano sempre,

ma noi sappiano, con un riso interno,

che si sbagliano, che siamo morti.

( G. Bufalino )

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Le pagine bianche. I fogli immacolati.

Le ore dissolte in fondo a un’altra inutile giornata.

Sospeso, il tempo.

Tutto fermo. Come in una grande silenziosa bolla di sapone.

Un riposo senza riparo.

Senza tepore, né ristoro.

Sottili, le mani cercano carezze.

Carezze soavi e indecenti.

Da dire sottovoce. Da custodire au bout de le coeur.

Oggi mi vesto di blu e di meraviglia.

E mi spoglio di nero e di paure.

Ho voglia di camminare. Tutt’a un tratto.

Un cammino solitario e insaziabile.

Per dimenticarmi di ogni passo compiuto.

Mi alzo verso il cielo e conto le nuvole.

Ascolto musica classica e preparo l’anima per la sera.

Guardo il sole tramontare e albeggio con tutto il mio essere.

Sono in costante mutamento.

Sono bruco. Sono farfalla.

Sono spirito che vola.

Sono voce che t’accarezza quando non te l’aspetti.

Sono voce che ti tocca.

Che ti crea e che ti plasma.

Sono tutto ciò che vorrei essere.

E molto altro ancora

(Anonimo)

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Il bacio appena sognato

in una notte di tradimenti,

dove tutti consumano amplessi

che non hanno profumo,

il tuo bacio febbricitante,

il candore delle tue labbra,

somiglia alla mia porta

che non riesco ad aprire.

Il bacio è come una vela,

fa fuggire lontano gli amanti,

un amore che non ti gela

che ti dà mille duemila istanti.

Ho cercato di ricordare

che potevi tornare indietro,

ma ahimè il tuo bacio

è diventato simile a un vetro.

Io come un animale

mi rifugio nel bosco

per non lasciare ovunque

il mio candido pelo.

Il pelo della mia anima

è così bianco e così delicato

che persino un coniglio ne trema.

Tu mi domandi quanti amanti ho avuto

e come mi hanno scoperto.

Io ti dico che ognuno scopre la luce

e ognuno sente la sua paura,

ma la mia parte più pura è stata il bacio.

Io tornerei sui monti d’Abruzzo,

dove non sono mai stata.

Ma se mi domandano

dove traggono origine i miei versi,

io rispondo:

mi basta un’immersione nell’anima

e vedo l’universo.

Tutti mi guardano con occhi spietati,

non conoscono i nomi delle mie scritte sui muri

e non sanno che sono firme degli angeli

per celebrare le lacrime che ho versato per te.

 

(Alda Merini da “Rasoi di Seta”)

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Strano ora pensare a te

incuneata in spazi rarefatti

che non riesco a rendere immagine,

sul tappeto osceno di questa stanza

a pochi centimetri dal tunnel del liquido.

L’unico modo per farti mia

è chiudere gli occhi e soffiare sull’oblio della forma,

scagliare lontano il vortice che strattona lo stomaco,

leccarmi le vene delle mani

sino a renderle polvere,

dare inizio alla sparizione dagli arti superiori

e proseguire con dovizia di particolari:

petto, stomaco, pene, gambe, piedi.

L’ultima zona tangibile resta il cranio

e ciò che dentro s’agita.

Strano ora pensare a te

andata via senza il minimo incrocio di occhi,

mentre continuo a leccare ciò che resta di me,

a pochi centimetri dal nulla,

consumare persino il pensiero,

sbriciolare il cranio

e ciò che dentro s’agita,

saturare di vuoto lo spazio e il tempo

nel quale io e te ora galleggiamo,

in attesa della rinascita

situata oltre la soglia d’ogni insano delitto.

 

(Rossano Astremo)

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I miei poveri versi

non sono belle, millantate parole,

non sono afrodisiaci folli

da ammannire ai potenti

e a chi voglia blandire la sua sete.

I miei poveri versi

sono brandelli di carne

nera disfatta chiusa,

e saltano agli occhi impetuosi;

sono orgogliosa della mia bellezza;

quando l’anima è satura dentro

di amarezza e dolore

diventa incredibilmente bella

e potente soprattutto.

Di questa potenza io sono orgogliosa

ma non d’altra disfatte;

perciò tu che mi leggi

fermo a un tavolino di caffé,

tu che passi le giornate sui libri

a cincischiare la noia

e ti senti maestro di critica,

tendi il tuo arco

al cuore di una donna perduta.

Lì mi raggiungerai in pieno.

 

(Alda Merini)

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