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Archive for luglio 2012

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Finché tu esisti,finché il mio sguardo

ti cerca oltre le colline,

finché nulla

mi riempie il cuore

che non sia la tua immagine, e ci sia

una remota possibilità che sia viva

in qualche luogo, illuminata

da una luce – qualsiasi…

Finché

sento che tu esisti e ti chiami

così, con quel tuo nome

così piccolo,

continuerò come ora,

mia amata,

affranto dalla distanza,

sotto questo amore che cresce e non muore,

sotto questo amore che continua e mai finisce.

(Ángel González)

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Non sono da quella parte del ponte che si attraversa

Nella corrente d’aria di una Vistula sterrata

Sono chiazza

Informe

Verbo senza contorno

Disambientata.

Eri tu quell’ombra dietro alle mie spalle?

Ancora sento sulla schiena tracce di sconosciuto

Sui fianchi, sulle cosce, sulla nuca forse

Ampolle a ventosa

Risucchio che drena

Una perdita perpetua di parole acquisite

Il salasso dell’anima di volatile migratore

buchi ridotti a vocaboli incidentali

Words, mots, palabras, slowa

Non vorrei più usare parole di altri

Ma allora quali?

Se non ho le mie

(Barbara Serdakowsky)

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Sapendo che ti amo,

e quanto sono difficili

le cose dell’amore,

preparo in silenzio

il tavolo da gioco, colloco i pezzi

sulla scacchiera, dispongo i posti

necessari perché tutto

cominci:

le sedie

una di fronte all’altra,

sebbene sappia

che le mani non possono toccarsi,

e che al di là delle difficoltà

esitazioni, arretramenti

o avanzamenti possibili, solo gli occhi

trasportano, forse,

un’ipotesi

d’intendimento.

E’ allora che arrivi,

e come se un vento del Nord

entrasse da una finestra aperta,

tutto il gioco vola per aria,

il freddo ti riempie gli occhi di lacrime,

e mi spingi dentro, dove

il fuoco consuma quel che resta

del nostro rompicapo.

(Nuno Júdice)

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Scrivo quando la passione

mi travolge l’anima

e non posso acchiapparla

con le mani.

Essa vuole scappare

 correre in turbinii

con il vento.

Allora, con le dita

trasferisco sulla carta

i sentimenti,

le paure, gli amori

le inquietudini,

tutto in bianco e nero,

E torno ad essere

ancora una volta

la più imperterrita

delle statue.

(Adriana Alarco de Zadra)

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Penso a te

nei vari modi in cui la pioggia scende.

(sempre di più, con l’età,

odio le metafore – la loro rigidità

la loro inadeguatezza.)

A volte questi pensieri sono

pioggerellina, appena percettibile, niente

di più leggero:

a volte uno scroscio battente, una

solerte pulizia primaverile della mente:

a volte, un terribile temporale.

Sempre di più, con l’età,

odio le metafore,

amo la leggerezza,

temo i temporali.

 

(Norman MacCaig)

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Mi sentivo vuoto.

Non potevo scrivere,

ne` pensare ne` sentire.

Se mi avessero chiesto chi ero,

la mia risposta sarebbe stata:

-Sono uno specchio in frantumi-.

 

(Alejandro Jodorowsky)

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Voglio sapere se il cuore

è una pioggia o un confine,

quel che resta da parte quando

due si sorridono

o è solo la frontiera

tra due mani recenti

che stringono una pelle

calda che non divide.

 

(Vicente Alexaindre)

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La solitudine è come la pioggia.

Si alza dal mare verso sera;

dalle pianure lontane, distanti,

sale verso il cielo a cui da sempre appartiene.

E proprio dal cielo ricade sulla città.

Piove quaggiù nelle ore crepuscolari,

allorché tutti i vicoli si volgono verso il mattino

e i corpi, che nulla hanno trovato,

delusi e affranti si lasciano l’un l’altro;

e persone che si odiano a vicenda sono costrette

a dormire insieme in un letto unico:

è allora che la solitudine scorre insieme ai fiumi

(Rainer Maria Rilke)

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Sono abitatrice delle sabbie, di alte spume:

le navi passano per le mie finestre

come il sangue nelle mie vene,

come i piccoli pesci nei fiumi…

Non hanno vele e hanno vele;

e il mare ha e non ha sirene;

e io navigo e sto ferma,

vedo mondi e sono cieca,

perché questo è un male di famiglia,

essere di sabbia, di acqua, di isola…

E persino senza barca naviga chi al mare è stata destinata.

Dio ti protegga, Cecilia,

che tutto è mare e niente più.

(Cecilia Meireles)

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Voglio dedicare questa poesia

A tutte le donne amate

Per qualche istante segreto.

A quelle conosciute appena,

Che un destino diverso porta via

E che non si ritrovano più.

A quella che si vede apparire

Per un secondo alla finestra

E che, rapida, scompare via,

Però la sua sagoma snella

È tanto graziosa e sottile

Da rimanerne rasserenato.

Alla compagna di viaggio,

I cui occhi, affascinante paesaggio

Fan sembrare breve il cammino

E che si è il solo, forse, a capire

Ma che, però, si lascia scendere

Senza averle sfiorato la mano.

All’esile e leggera ballerina di walzer

Che vi è parsa così triste e nervosa

In una notte di carnevale,

Che è voluta rimanere ignota

E che non è più ritornata

A volteggiare in un altro ballo.

A quelle che sono già prese

E che vivendo delle ore grigie

Accanto a uno ormai troppo diverso

Vi hanno, inutile follia,

Fatto vedere la malinconia

D’un avvenire disperante.

A quelle timide innamorate

Che sono restate in silenzio

E che ancora vi rimpiangono,

A quelle che se ne sono andate

Lontane da voi, tristi, abbandonate,

Vittime d’uno stupido orgoglio.

Immagini care appena scorte,

Speranze d’un giorno deluse,

Domani sarete nell’oblio

Per quel poco di felicità che sopravvenga

E’ raro che ci si ricordi

Degli episodi del cammino.

Ma se la vita è andata male,

Si pensa con un po’ di rimpianto

A tutte quelle felicità intraviste,

Ai baci che non si osò prendere,

Ai cuori che forse vi attendono,

Agli occhi mai più rivisti

Allora, nelle sere di stanchezza

Mentre si popola la propria solitudine

Di fantasmi del ricordo

Si piangono le labbra assenti

Di tutte quelle belle passanti

Che non si è saputo trattenere.

 

(Antoine Pol)

 

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