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Archive for giugno 2012

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La verità è sempre quella,

la cattiveria degli uomini

che ti abbassa

e ti costruisce un santuario di odio

dietro la porta socchiusa.

Ma l’amore della povera gente

brilla più di una qualsiasi filosofia.

Un povero ti dà tutto

e non ti rinfaccia mai la tua vigliaccheria.

(Alda Merini)

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Quieta voglio ringraziare il mio destino:

mai ti perdo del tutto

Come una perla cresce nella conchiglia,

così dentro di me

germoglia dolcemente il tuo essere bagnato di rugiada.

Se infine un giorno ti dimenticassi –

allora sarai tu sangue del mio sangue

allora sarai tu una cosa sola con me –

lo vogliano gli dei

(Karin Boye)

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Se non scrivo di te

devo poetare del sole.

L’unica luce che mi può scaldare.

Tu prendi il mio pensiero

umile e vero,

e lo porti a sorvolare

infiniti cieli sopra il mare.

Se non volo con te

devo osservare

di un gabbiano bianco

l’andare,

in cerca di terra

in cerca di vita.

Tu sei la mia poesia.

L’unica musica che sento suonare

melodia che sà di gioia o di dolore,

strumento che vibra dentro il mio cuore.

(Almina Madau)

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Noi siamo cetre un poco sgangherate.

Il vento, quando passa sulle corde,

come catene sospese, risveglia

dei versi, dei rumori dissonanti.

Noi siamo antenne un poco singolari.

Come dita s’innalzano nel caos,

in cima ad esse echeggia l’infinito,

ma ben presto cadranno giù, spezzate.

Noi siamo sensazioni un po’ disperse

senza speranza di concentrazione.

Nei nostri nervi tutto si confonde.

Ci duole il corpo, duole la memoria.

Ci scacciano le cose, e la poesia

è il rifugio che sempre più invidiamo.

(Kostas Kariotakis)

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Lasciami alle mie notti

ed ai miei benefici di peccato,

lasciami nell’errore

se decantarmi è compito di Dio!

So che mi assolverai delle mie pene:

ma ora lasciami umana

col cuore róso dalla mia paura.

Quando sarò bassorilievo al tempo

della Tua eternità, non avrò fronti

contro cui capovolgere la faccia.

(Alda Merini)

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Sempre si troverà una donna,

che, fredda e lieve,

compatendo e un poco amando,

ti plachi come un fratello.

Sempre si troverà la spalla di una donna

dove, abbandonata la testa scapestrata,

tu possa respirare con ardore

e a cui possa affidare il tuo ribelle sonno.

Sempre si troveranno gli occhi di una donna

che, smorzando il tuo dolore,

in parte almeno, se non proprio tutto,

vedano la tua sofferenza.

Ma c’è una mano

che ha particolare dolcezza

quando la fronte tormentata sfiora,

come l’eternità e il destino.

Ma c’è una spalla

che, un mistero il perché,

in eterno ti è data, non per una notte sola,

e questo tu da tanto l’hai capito.

Ma ci sono occhi

che appaiono sempre tristi,

e sono gli occhi del tuo amore

e della tua coscienza,

fino ai tuoi ultimi giorni.

Ma tu vivi malgrado te stesso,

e quella mano, quella spalla,

quegli occhi tristi non ti bastano…

Quante volte in vita li hai traditi!

Ma eccolo, arriva, il castigo.

Traditore! – ti schiaffeggia la pioggia.

Traditore! – i rami ti sferzano il viso.

Traditore! – rimbalza l’eco nel bosco.

Ti rattristi, ti agiti, ti tormenti.

Non saprai perdonare tutto questo a te stesso.

E solo quella mano diafana perdona,

anche se grave l’offesa,

e solo quella spalla stanca

perdona adesso e perdonerà ancora,

e solo quegli occhi tristi

perdonano quello che non si può perdonare.

(Evgenij Evtusenko)

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Arrabbiati, ti amo arrabbiato e ribelle,

rivoluzione cocente, esplosione.

Ho odiato il fuoco che dorme in te,

sii di brace

diventa una vena appassionata,

che grida e s’infuria.

Arrabbiati, il tuo spirito non vuole morire

non essere silenzio

innanzi al quale scateno la mia tempesta.

La cenere degli altri mi è sufficiente,

tu, invece, sii di brace.

Diventa fuoco ispiratore delle mie poesie.

Arrabbiati, abbandona la dolcezza,

non amo ciò che è dolce

il fuoco è il mio patto,

non l’inerzia o la tregua con il tempo

non riesco più ad accettare la serietà

e i suoi toni gravi e tranquilli.

Ribellati al silenzio umiliante

non amo la dolcezza

ti amo pulsante e vivo come un bambino

come una tempesta, come il destino

assetato di gloria suprema, nessun profumo

può alterare le tue visioni, nessuna rosa…

La pazienza? È la virtù dei morti.

Nel gelo dei cimiteri, sotto l’egida dei versi

si sono addormentati

e abbiamo dato calore alla vita

un calore esaltato,

passione degli occhi e delle gote.

Non ti amo oratore, ma poeta

il cui inno esprime ansia

tu canti, sebbene alterato,

anche se la tua gola sanguina

e se la tua vena brucia.

Ti amo boato dell’uragano

nel vasto orizzonte

bocca tentata dalla fiamma,

disprezzando la grandine

dove giacciono desiderio e nostalgia.

Odio le persone immobili

aggrotta le sopracciglia,

mi annoi quando ridi

le colline sono fredde o calde,

la primavera non è eterna

il genio, mio caro amico, è cupo

e i ridenti sono escrescenze della vita

amo in te la sete eruttiva del vulcano

l’aspirazione della notte profonda

a incontrare il giorno

il desiderio della sorgente

generosa di stringere le otri

ti voglio fiume di fuoco,

la cui onda non conosce fondo.

Arrabbiati contro la morte maledetta

non sopporto più i morti.

(Nazik al-Mala’ika)

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Io non sono una storia che puoi raccontare,

non sono una canzone che puoi cantare,

non sono un suono che puoi udire,

non sono neppure questo che puoi vedere

né quello che puoi conoscere.

Io sono una sofferenza

che anche tu puoi provare,

chiamami con un grido.

Gli alberi parlano con il bosco,

l’erba con la terra,

le stelle con le galassie.

E io parlo con te.

Dimmi il tuo nome, dammi le tue mani,

dimmi le tue parole, dammi il tuo cuore.

Io ho scoperto le tue radici.

Attraverso le tue labbra ho parlato al Tutto,

le tue mani sono sorelle delle mie.

In una luminosa solitudine ho gridato con te

per quelli che sono vivi.

In un oscuro cimitero

ho cantato con te la più bella canzone

perché quelli morti quest’anno

erano le persone che amavano di più i vivi.

Dammi le tue mani.

Le tue mani mi sono familiari.

Oh tu, che ho scoperto molto tardi.

Io parlo con te

come le nuvole parlano con la tempesta,

come l’erba parla con la terra,

come la pioggia parla al mare,

come gli uccelli parlano alla primavera,

come gli alberi parlano al bosco.

Perché ho scoperto le tue radici,

perché la mia voce è sorella della tua.

(Ahmad Shamlu)

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                                                                          Tienimi stretta

tienimi vicina

portami con te.

Dentro questo passo

in quello che verrà

dentro questa mano

in quella che nascondi

Dentro ogni pensiero

dentro ogni sgambetto

portami con te

dentro un movimento

dentro la sua pausa

quando siamo fermi

soli in riva al mondo

quando tu mi guardi

quando non rispondo

prendimi la faccia

usa quelle mani

prendimi la faccia

voglio che rimani

Guardami.

e se devi andare

fa che sia per gioco

fa che sia per poco

fa che sia per finta

come nascondino

come da bambino

non è come sembra

tu sei la mia ombra

perché sei con me

anche quando piove

anche quando dormo

anche quando sogno

anche quando ballo

dentro una canzone

dentro un’emozione

dentro il suo riflesso

fuori come adesso

e prima di andar via

prendimi le mani

scioglimi i capelli

scoprimi la pelle

scendi sottotraccia

abita i miei cuori

abita gli odori

abita gli errori

abita la vita.

Vivimi così.

Anche da lontano.

(Ellie Arroway)

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E cosa è mai lei che desidero,

da rimanere sveglio immense notti

quante le stelle nel cielo

a rigare il mio volto di lacrime?

E cosa è mai lei che se la perdessi,

nell’avanzare del tempo irrequieto

resterei solo ad osservare l’alba

mentre il vento trasporta i miei pensieri lontano

Conosco tantissime donne, molto più belle

E mille altre con carattere decisamente migliore

E cosa è mai lei

Da diventare l’unica donna dei desideri miei?

Il cuore spesse volte prende decisione così sciocche

Se i poeti di una volta fossero qui

Di sicuro mi direbbero

E cosa sono mai io,

da riuscire ad amarla come nessuno l’ha amata?

(Ishak Alioui)

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Ti cerco ogni secondo

dentro alle imperfezioni dei muri

dentro alle strade chiassose

tra le mille immagini che i tuoi occhi

disegnano dinnanzi a me

in quel preciso attimo chiamato orgasmo

quando ti sfido ad amarmi a più non posso

quando io scherzo e tu mi prendi sul serio

poi capita che non ti penso per ore,

giorni, mesi e anni

cambio le carte in tavola

sfidando ogni giorno la vita

e come per magia appari tu

ricordandomi che non sono altro

che un mucchio

di carne, sangue e ossa.

(Ishak Alioui)

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